Immaginate di essere il nuovo sindaco di un Comune o il nuovo ministro di un governo qualsiasi. Immaginate di essere di un partito diverso, magari opposto, a quello precedente che magari è stato in carica per due legislature. Non importa se siete di destra, di sinistra, di centro o grillino. Non importa se siete onestissimo. Anzi, se siete incorruttibile, è peggio.
Il “partito” dell’astensione vince tutte le tornate elettorali da decenni e gli eletti, nei casi migliori, rappresentano 1 o 2 cittadini su 10. Questo significa che, appena insediati, i neo-eletti si trovano a “governare” 8 o 9 cittadini indifferenti o ostili.
Vi trovate a lanciare la vostra linea amministrativa o politica con l’aiuto di dirigenti, funzionari e semplici impiegati, appaltatori, municipalizzate o enti statali che da dieci anni hanno vissuto e sono cresciuti all’ombra della linea amministrativa o politica che siete state eletto per cambiare. E non si tratta solo di fare i conti con differenze ideali o ideologiche. Dovete fronteggiare due lustri di favoritismi, illegalità. corruzione, usanze accomodanti, complicità, collaudate routines, e anche semplici oneste abitudini.
Il segretario comunale che ha per dieci anni lavorato col tuo predecessore, ora deve aiutarti a fare una politica nuova e contraria alla precedente. Gli alti burocrati, ì funzionari, gli impiegati che hanno per anni sostenuto una linea ora devono servire il nuovo ministro, che ha orientamenti opposti. Non è necessario pensare a legami illegali, corrotti o mafiosi. Possiamo anche immaginare che il tuo predecessore abbia lavorato nella massima correttezza. Tuttavia, nel corso di una o due legislature, è inevitabile che l’apparato comunale o ministeriale abbia creato legami amichevoli, corsie preferenziali, frequentazioni solidali. con alcune realtà sociali. Ora, col tuo arrivo, portatore di dichiarata novità, diversità e discontinuità, tutte le relazioni consolidate in dieci anni devono essere interrotte e sostituite con altre. Ammesso che l’apparato sia disposto a fare questo cambiamento (il che, spesso, è raro), ti troverai contro una bella fatta di società. Gli imprenditori e i faccendieri, ma anche i singoli cittadini, beneficiati dal precedente regime, si trovano improvvisamente orfani del sostegno pubblico di cui hanno goduto per anni.
Gli stessi sindacati, e i lavoratori di basso rango, hanno negli anni trovato un sistema di relazioni col Comune o il Ministero. L’arrivo di un nuovo Sindaco o Ministro rischiano di mettere in crisi gli equilibri costruiti per anni, e comunque rappresenta un’occasione di lanciare nuove rivendicazioni. Non è un caso che l’arrivo sulla scena di un nuovo politico registri quasi sempre manifestazioni sindacali di protesta, mai viste negli anni precedenti.
Nell’arco di anni un Sindaco o un Ministro intrecciano legami confidenziali con giornali, radio, tv locali e/o nazionali. Per cui tu, appena arrivato con le migliori intenzioni di cambiare rotta, trovi un immediato sbarramento di tutti i media che ti mostrano indifferenza o, più spesso, ostilità. Si dimenticano di sottolineare che un problema è stato creato o non affrontato negli anni precedenti. Tendono invece a segnalare ripetutamente che tu, il “nuovo” arrivato da sei mesi, non l’hai ancora risolto.
La costituzione italiana ha oltre 70 anni di vita, come la Repubblica. In questi tre quarti di secolo l’economia, la tecnologia, l’etica hanno subito vorticosi mutamenti palesemente in contrasto con la Costituzione, che viene da molti considerata più immutabile dei Dieci Comandamenti. In compenso i Parlamenti, i Consigli regionali e comunali hanno creato una normativa ipertrofica, contradditoria, confusa. Una giungla inestricabile, ormai incomprensibile e ingestibile da chiunque. A questo coacervo si è aggiunta nell’ultimo trentennio la normativa europea, anch’essa ipertrofica, contradditoria, confusa. Oggi praticamente non esiste una regola che non abbia, sullo stesso problema, una regola contraria.
A cercare di presidiare l’intrico normativo resterebbe la Magistratura, che dovrebbe sciogliere i nodi gordiani che la politica ha creato in decenni. Purtroppo anche la Magistratura è in crisi per carenza di risorse e competenze, per l’invasione evidente nel campo politico, per i frequenti casi di scorrettezza etica. Resta il fatto che il nuovo politico, che entra in scena, deve fare i conti con la confusione normativa che lo espone di continuo a facili attacchi giudiziari. Non esiste iniziativa, diversa dalla routine consolidata, che non rischi un intervento del magistrato.
Insomma, non importa di che orientamento politico sei, e quanto onesto sei. Il fatto di essere “nuovo” ti mette contro il tuo apparato, i sindacati, buona parte della comunità/società, i mass media e la legislazione, ed anche i cittadini che hanno scelto l’astensione o il tuo oppositore.
La psicosociologia ha spiegato decenni fa che ogni cambiamento, reale o ipotizzato, provoca enormi resistenze psicologiche e materiali. Il cambiamento in politica o è traumatico (una rivoluzione, una guerra, un disastro) o non è possibile. I cambiamenti che sperimentiamo nel sogno (di luoghi, di persone, di emozioni) non sono cambiamenti. Il solo cambiamento possibile è il passaggio allo stato di veglia.
Ecco perchè è inutile, in questo quadro sociale politico, votare. Ogni candidato viene eletto per cambiare le cose, ma è ovvio che non potrà farlo. In 70 anni di Repubblica abbiamo avuto 67 governi, di tutti gli orientamenti possibili (circa 1 l’anno). Quanti cambiamenti provocati dalla politica abbiamo registrato? Possiamo votare per chi vogliamo, sapendo bene che gli eletti sono costretti a seguire le orme dei predecessori, al massimo promuovendo cambiamenti dell’1% del sistema.
A tutto ciò si aggiungono le continue degenerazioni della democrazia:
1. gli eletti cambiano casacca (anche due o tre nella stessa legislatura)
2. i referendum vengono svuotati da leggine successive
3. ogni partito si allea senza riserve con un altro di orientamenti opposti
4. il Parlamento viene esautorato da decine di “voti di fiducia”
5. i partiti si assomigliano perchè concordano sulle cose essenziali: atlantismo, europeismo, militarismo, clericalismo, presidenzialismo, ecc.
6. i candidati alle elezioni vengono scelti dagli oligarchi, non dagli elettori
7. la democrazia parlamentare slitta ogni giorno verso la democrazia presidenziale
8. la libertà di pensiero è sempre più coartata
9. l’Habeas Corpus, pilastro della democrazia, comincia ad essere negato
Solo una nuova Costituente potrebbe cambiare lo stato delle cose.