La Francia non impara mai by Guy Fawkes

Nel prendere la roccaforte degli insorti nel quartiere di Bab Amr, a Homs, l’esercito siriano ha fatto più di 1.500 prigionieri, per lo più stranieri. Di questi, una dozzina di francesi hanno chiesto lo status di prigioniero di guerra fornendo la loro identità, il grado e il corpo di appartenenza. Uno di questi è un colonnello del servizio trasmissioni della DGSE (Direction générale de la sécurité extérieure).
Nell’armare la rivolta wahhabita e nel fornirle informazioni satellitari, la Francia ha dunque condotto una guerra segreta contro l’esercito siriano, che ha portato, in dieci mesi di combattimenti, all’uccisione di circa 3.000 militari e oltre 1.500 civili. Queste informazioni erano state già parzialmente rivelate il 13 febbraio 2012 da Thierry Meyssan, durante un intervento sul primo canale della Televisione russa, e poi riprese in un articolo pubblicato il giorno successivo sulla «Komsomolskaya Pravda»; infine, in un video di Voltaire Network TV. (fonte)

La Francia ha chiesto la collaborazione della Federazione russa per negoziare con la Siria il rilascio dei prigionieri di guerra.

NEL PASSATO (da Wikipedia)
La “guerra d’Algeria”, o meglio guerra franco-algerina o guerra d’indipendenza algerina (in Algeria anche “Rivoluzione”), è il conflitto che oppose tra il 1º novembre 1954 e il 19 marzo 1962 l’esercito francese e gli indipendentisti algerini guidati dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN, Front de Libération Nationale), che aveva rapidamente imposto la propria egemonia sulle altre formazioni politiche.
Lo scontro si svolse principalmente in Algeria ma, a partire dal 1958, il Fln decise di aprire un secondo fronte in Francia, scatenando una serie di attentati. Nel corso del conflitto, la minoranza europea d’Algeria – i pieds noirs, installati nelle tre grandi città di Orano, Algeri e Costantina – riuscì a imporre il ritorno di de Gaulle al potere minacciando un colpo di Stato (maggio 1958). L’inedito successo di un movimento dagli evidenti tratti eversivi determinò il crollo della periclitante IV Repubblica e l’avvento della V Repubblica, caratterizzata da una nuova Costituzione che conferiva poteri molto estesi al Presidente. La guerra – un «episodio chiave della decolonizzazione»– fu particolarmente cruenta, con un altissimo numero di vittime, soprattutto tra i civili algerini. L’esercito francese, memore della recente sconfitta subita in Indocina (maggio 1954), mise a punto una nuova strategia: la “guerra contro-sovversiva”, caratterizzata da inedite tecniche di contro-guerriglia che facevano del controllo della popolazione la posta del conflitto. Dopo sette anni e mezzo di uno scontro senza esclusione di colpi, da una parte come dall’altra (generalizzazione della tortura, attentati, terrorismo, rappresaglie, napalm…), gli algerini conquistarono l’indipendenza che fu proclamata il 5 luglio 1962.

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