Giorgio Bocca, nel suo libro “Storia dell’Italia partigiana”, ha dato cifre precise (mai contestate) nell’arco degli anni bellici.
Il 18 settembre 1943, secondo le stime di Bocca, i partigiani in tutto sono 1.500, a novembre 3.800, il 30 aprile 1944 salgono a 12.600.
Una stima ufficiale la fece nel 1944 il loro stesso comandante Ferruccio Parri, per conto del Clnai (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) contava al 18 settembre 1943 i partigiani in tutto sono 1.500, a novembre 3.800, il 30 aprile 1944 salgono a 12.600.
A luglio c’è la stima ufficiale che li fa arrivare a 50.000, di cui 25.000 delle Brigate Garibaldi del Pci, 15.000 per Giustizia e Libertà del Partito d’Azione, 10.000 autonomi di area di centro, 2.000 tra socialisti delle Brigate Matteotti e repubblicani delle Brigate Mazzini e Mameli.
Si arriva ad agosto 1944 a 70.000 unità, a ottobre a 80.000, poi si cala a dicembre a 50.000.
A marzo 1945 sono 80.000, il 15 aprile si arriva a 130.000 uomini/donne e quando tutti possono dichiararsi tali, perché l’alleato è entrato nelle città, ecco l’escalation fino a 300.000 partigiani o sedicenti tali.
Prendiamo per buono il dato migliore: 300.000, circa lo 0.7% della popolazione.
Una eroica minoranza, pari a quella che ancora oggi continua a pensare e lottare in un Paese col 99,3% di conservatori, trasformisti e corrotti.