Giorgio Napolitano bocciato anche dagli storici. Nel nuovo saggio del ricercatore britannico Perry Anderson, recensito sull’ultimo numero della prestigiosa London Review of Books, è scritto senza possibilità di incomprensione che il nostro presidente della Repubblica è la vera minaccia della democrazia italiana. Visto in patria come il salvatore, “la roccia su cui fondare la nuova Repubblica”, Napolitano è invece “una vera pericolosa anomalia, un politico che ha costruito tutta la carriera su un principio: stare sempre dalla parte del vincitore”.
Nel saggio, dal titolo The Italian Disaster, Anderson parla appunto del disastro italiano, raccontato con la secchezza degli storici inglesi: una sequenza di fatti, date, pochi commenti e molti argomenti. La recensione, pubblicata su Dagospia, riporta la storia del nostro capo di Stato a cominciare dagli esordi: da studente aderisce al Gruppo Universitario Fascista, poi diventa comunista tutto d’un pezzo: nel 1956 plaude l’intervento sovietico in Ungheria, nel 1964 si felicita per l’espulsione di Solgenitsyn, sostenendo che “solo i folli e i faziosi possono davvero credere allo spettro dello stalinismo”. Fedele alla linea del più forte, vota sì all’espulsione del Gruppo del Manifesto per i fatti di Cecoslovacchia e negli anni Settanta diventa “il comunista favorito di Kissinger”, perché il nuovo potere da coltivare sono ora gli Stati Uniti……. (continua a leggere)