Stipendi – Tagli fantasma alla busta paga
Il 31 gennaio 2012, il Parlamento vara un pacchetto di norme per introdurre l’austerity a Palazzo. L’ufficio di presidenza della Camera decide una riduzione di 1.300 euro lordi, pari a poco più di 700 euro netti.
Nonostante il taglio, il netto della busta paga di deputati e senatori è rimasto praticamente identico. Come mai? Nello stesso giorno della riforma è stata varata anche una novità in materiadi vitalizio: «Come tutti i cittadini», spiegò Fini, «anche i parlamentari passano dal sistema retributivo a quello contributivo». Un passaggio che permette agli onorevoli di risparmiare un bel gruzzolo di contributi, cessando di versare obbligatoriamente una quota di stipendio all’ente di previdenza. Quanto risparmiano? Guarda caso proprio 700 euro.
Portaborse – Più controlli, niente riduzioni
Rispetto agli annunci di metà dicembre, che parlavano di cancellazione, s’è arrivati a un compromesso: il contributo fisso resta invariato (3.690 euro al mese), ma solo la metà verrà erogata a scatola chiusa. Per ottenere l’intera cifra il deputato dovrà portare i giustificativi delle spese per i collaboratori.
Privilegi – Treni e voli gratis benefit e pasti Vip
Non solo le agende in pelle – il nuovo bando della Camera prevede spese per 900 mila euro – ma anche i trasporti gratis restano un must. Alla faccia delle promesse di rigore, insomma, i parlamentari hanno mantenuto la tessera per non pagare autostrada, treni (prima classe) e aerei, dove pochi volano low cost e quasi tutti preferiscono Alitalia. Anche perché così
aumentano i punti “Freccia Alata” che regalano altri viaggi a costo zero utilizzabili anche da amici e parenti. C’è pure il rimborso mensile per taxi e spese varie che va dai 1.107 ai 1.331 euro, a seconda della distanza tra l’abitazione e il più vicino aeroporto. Se a Fiumicino un mese di parcheggio al silos ai comuni mortali costa 293 euro, ai parlamentari
costa 50 euro. E ancora: la tessera del Coni, che permette di entrare gratis a molte manifestazioni sportive, gli sconti sulle auto (anche del 15-20 per cento), in alcuni musei, al Teatro dell’Opera di Roma. Mutui agevolati e prestiti di favore: al Senato Francesco Barbato e’ riuscito ad ottenere dalla Bnl un tasso dell’ 1,57 per cento.
Auto blu – Solo un lifting da 270 mila Euro
L’Italia scende ufficialmente da 72 mila auto blu a quota 64.524, con un taglio del 13 per cento. Ma, per fare dei raffronti, resta prima in classifica, sempre davanti a Francia (63 mila) e Inghilterra (56 mila). E Monti? Durante
i primi cento giorni il governo ha risparmiato qualcosina: 270 mila euro, su base annua.
Vitalizi – La pensione resta e bastano 60 anni
Con più di una legislatura, fino a qualche mese fa, si poteva riscuotere la pensione ad appena 60 anni, mentre gli eletti prima del 2001 potevano arrivare a incassare l’assegno anche a 50. Con soli cinque anni di mandato inmolti riscuotevano più di 3 mila euro al mese. Senza dimenticare l’assegno di fine mandato, una specie di trattamento di fine rapporto che arriva –
per cinque anni di mandato a 47 mila euro, addirittura oltre 140 mila euro con 15 anni di Parlamento. Che cosa ha fatto l’ufficio di presidenza della Camera (e quello del Senato) lo scorso gennaio? Ha partorito una “riforma” che, attraverso l’adozione del regime contributivo, introduce qualche modesto ritocco al sistema. Ma – a sorpresa – le pensioni dei parlamentari attualmente seduti sullo scranno sono salve: il calcolo contributivo integrale (tanto versi tanto ricevi) si applicherà solo a coloro che saranno eletti dalla prossima legislatura in poi. Ma non e’ finita qui. I comuni
mortali, a causa alla riforma voluta dal ministro Elsa Fornero, matureranno il diritto alla pensione solo a 66 anni. Lorsignori invece si sono riservati un trattamento di favore, grazie al quale potranno riscuotere l’assegno
a 65 anni, anche solo con 5 anni di mandato. Per ogni anno di mandato ulteriore, poi, l’età richiesta per il conseguimento del diritto scende ulteriormente, fino a toccare il limite dei 60 anni.
Testate di partito – Onorevoli giornali
In passato Fini e Di Pietro hanno chiesto nuove regole affinché il denaro pubblico non vada, almeno, a testate «collegate a qualche parlamentare», ma una legge per evitare che i soldi pubblici finiscano a quotidiano come “Avanti” di Valter Lavitola (2,5 milioni l’anno usati, secondo la procura di Napoli, per altri scopi) non è mai stata fatta. Il governo
Monti qualche settimana fa ha innalzato il fondo per l’editoria dai 47 milioni stanziati da Berlusconi a 120 milioni, in modo da scongiurare la chiusura indiscriminata di decine di testate storiche. Però le nuove regole per legare l’entità dei contributi alle copie effettivamente vendute o lette sono state posticipate al 2014. Così come quelle per maggiori
controlli sui bilanci. Anche nel 2012, dunque, prenderanno vagonate di soldi fogli minori come “Liberal” diretto dall’Udc Ferdinando Adornato (2,7 milioni nel 2010), “Il Secolo d’Italia” diretto dal Pdl Marcello De Angelis (2,3 milioni) e “La Discussione” del deputato Giampiero Catone (2,5 milioni, sempre nel 2010). Non è tutto. Se le “radio politiche” percepiscono tra i 4 e i 5 milioni di euro, va ricordato che i partiti versano ai loro giornali anche parte dei rimborsi
elettorali: se la Lega ha finanziato per milioni “La Padania”, la Margherita, un partito che non esiste più dal 2007, ha girato negli ultimi anni 8 milioni a un quotidiano, “Europa”, che vende circa1.500 copie al giorno. fonte