Questi sono i colpevoli, ma i parlamentari e i Presidenti della Repubblica che hanno votato a favore o taciuto?
A dare il “la” è il governo Amato che, nell’aprile del 1993, introduce il “contributo per le spese elettorali”. Con questa norma le politiche dell’anno seguente, il 1994, portano nelle casse dei partiti 46,9 milioni di euro di oggi, e altri 23,4 arrivano con le europee che seguono di lì a poche settimane.
Passano 3 anni e Prodi, nel 1997, introduce la possibilità di destinare il 4 per mille a favore dei partiti, con uno stanziamento di 56,8 milioni l’anno.
Ancora due anni e tocca a D’Alema che, nel 1999, definisce 5 fondi per il rimborso delle spese elettorali (elezioni di Camera, Senato, Parlamento europeo, consigli regionali e referendum). A questo aggiunge la modifica della quota “procapite” che passa da 1600 a 4000 mila lire.
Nel 2002 infatti il governo Berlusconi cambia l’importo del rimborso per elettore,… il cavaliere, con il suo animo commerciale, risponde all’arrivo della moneta unica europea passando dalle 4 mila lire di tre anni prima a 5 euro. Persino peggio di quel cambio 1a1, cioè 1000 lire – 1 euro, tanto contestato allora come oggi ai commercianti. Di conseguenza l’ammontare da erogare in caso di legislatura completa in questo modo aumenta più del doppio, si passa infatti da 193,7 milioni di euro a 468,8. Ma Berlusconi ha in serbo la “doppietta” e l’ultimo colpo arriva nel 2006 con la legge 5122 che stabilisce che l’erogazione sia dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. (fonte)