Nè i Patti Lateranensi, né il nuovo Concordato firmato da Craxi, hanno previsto la gratuità del servizio di depurazione. Ciò nonostante il Vaticano, complice anche le dimenticanze delle amministrazioni governative e municipali a guida clericale (DC) ha sempre fatto”finta” di dimenticarsi e il Comune di Roma di richiedere detto pagamento, che fino al 1999 ammontava a 44 milirdi di lire.
Quando però l’ACEA da Ente comunale è stata quotata in Borsa, gli azionisti privati hanno sollevato il caso e lo Stato Italiano, dove i dirigenti di tutti i partiti fanno a gara per baciare la sacra ciabatta, ha saldato il debito pregresso (ecco come vengono sperperati i soldi dei contribuenti e come si è contribuito a portare in bancarotta le casse pubbliche), dietro l’impegno da parte della Santa Sede di fare fronte ai futuri costi del servizio (2 milioni di euro annui), cosa che ovviamente la Chiesa, sicura che berlusconiani, casiniani e democratici avrebbero fatto a gara per non inimicarsela, non ha fatto. (leggi tutto)