Guerra alla guerra, guerra alle armi (Guglielmo Colombi) Da mezzo secolo stiamo combattendo una insensata e perdente "guerra alla droga". In questi anni i fatturato dell'industria della droga è aumentato geometricamente e le spese per la guerra alla droga è aumentata in parallelo. L'unico "successo" visibile è il riempimento inverosimile delle carcere di tutto l'Occidente. Malgrado il fallimento che è sotto gli occhi di tutti i Governi si vantano del valore etico di questa guerra. La droga porta la morte e dunque la guerra alla droga è una doverosa guerra per la vita. Il ragionemento sembra convincente, ma è facile disoccultare il suo fondo di malafede. Se i Governi fossero davvero tanto sensibili al valore della vita, la prima guerra che dovrebbero combattere è la guerra alla guerra. Iniziando a controllare la vendita delle armi delle imprese legali, e perseguendo con severità le organizzazioni illegali. Tutte le guerre del mondo oggi, vengono combattute con armi e munizioni prodotte nei Paesi occidentali avanzati. Così si vedono paradossi sotto gli occhi di tutti, come gli americani che radono al suolo le piantagioni di droga in Colombia o in Afghanistan, mentre vendono o regalano armi ai colombiani e agli afghani. Mentre non risulta che le imprese farmaceutiche che producono droga legale, siano fornitrici del mercato illegale della droga, è notorio che sono le fabbriche d'armi legali a inondare il mercato dei loro prodotti. Infatti, mentre è possibile produrre droga in piccoli laboratori illegali, non è possibile produrre mitragliatori e carri armati se non in fabbriche legali dei paesi tecnologicamente avanzati. E non è possibile che le imprese legali di armi vendano in tutto il mondo, senza il sostegno o la complicità degli Stati di appartenenza. Quindi non sono credibili gli Stati che urlano il loro impegno nella lotta contro la droga per la vita, e insieme alimentano il mercato mondiale della morte con le armi. Come non sono credibili gli Stati che starnazzano contro le armi nucleari dell'Iran o della Cora del Nord, avendo gli arsenali pieni di bombe atomiche (pare che l'Italia ne tenga in deposito, per conto degli Usa, ben 90 in Lombardia). Come non sono credibili coloro che piangono per gli stermini dei civili "per errore", facendo finta di non sapere che è almeno dalla II guerra mondiale che i civili sono sempre le maggiori vittime della guerra. In futuro, se vogliamo veramente migliorare la vita del pianeta, dobbiamo arrivare a considerare la guerra, ogni guerra, come un tabù, più grave dell'incesto o del cannibalismo. La guerra, qualsiasi sia la sua giustificazione, è sempre un omicidio di massa, di soldati e di civili. Siccome nella vita quotidiana l'omicidio è il delitto più grave, ancora peggiore deve essere considerato l'omicidio di massa. Per arrivare a considerarla come tabù, occorre iniziare da due fra le maggiori cause della guerra: le armi e gli eserciti. Applicando alle fabbriche d'armi gli stessi controlli che si usano con le fabbriche di farmaci o con le produzioni di alta tecnologia, si potrebbe arrivare in breve ad una produzione esclusiva per uso interno, evitando che i Paesi poveri vengano inondati da tecnologia bellica, nuova o usata. Ogni arma prodotta potrebbe avere per legge un chip interno per la localizzazione e l'identificazione. Le pene per il commercio di armi potrebbero diventare pari a quelle per "strage". Una legge di un solo articolo potrebbe essere risolutiva: "per nessuna ragione una persona, soldato o civile, può uscire con un'arma, dai confini del proprio Paese". Ci sono Paesi, come il Costarica, che hanno abolito l'esercito e non sembra ne risentano. Però può darsi che l'esercito sia un male necessario, di cui ogni Paese è "obbligato" a dotarsi. Questo non impedisce che l'esercito venga considerata una entità pericolosa, una tutela estrema in casi eccezionali, in cui investire il minimo necessario per la difesa dei confini o dell'ordine pubblico. In molti Paesi esistono schiere di operatori addetti alla pena di morte; ovunque esistono i secondini o le spie: ma nessun Paese fa di questi dei simboli o degli eroi da ammirare. E' scandaloso che a 30 anni dalla fine della guerra fredda ancora stia in piedi un organismo di guerra come la NATO, che non si capisce da chi dovrebbe difenderci. Come è scandaloso che le parate vedano sfilare l'esercito, invece della bellezza, a rappresentare una nazione che non è mai stata bellicosa. Ed altrettanto scandalosa è l'attuale moda militarista, che vede l'esercito come arma di pace e difensore della vita; i caduti come eroi invece che come vittime del lavoro (come se morire in fabbrica sia meno nobile che morire sparando); i militari non come disoccupati in cerca di un salario, ma come missionari chiamati da una vocazione. Ci siamo dimenticati degli italiani che si sono fatti la galera per far accettare l'obiezione di coscienza?
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