Articolo 9
di Massimiliano Crippa (fonte)

Il Giappone non ha un esercito vero e proprio. In virtù della Costituzione imposta dagli Stati Uniti ed emanata il 3 novembre 1946(1), il Giappone possiede solo delle "Forze di Autodifesa", per un totale di 242.693 uomini (al 31 marzo 1996).
Per evitare che i passi intrapresi dal governo giapponese subito dopo la fine della guerra per riformare la vecchia Costituzione Meiji(2) desse risultati non soddisfacenti, le forze di occupazione alleate si affrettarono a dettarne una di proprio pugno. Questa conferiva la sovranità al popolo e relegava l'Imperatore a una funzione puramente simbolica. Frutto di questa decisione americana, l'articolo 9 della Costituzione stabilisce la rinuncia alla guerra, anche se non esclude la possibilità di una difesa del territorio da attacchi esterni.

Articolo 9.
Comma 1. Aspirando sinceramente ad una pace internazionale fondata sulla giustizia e sull'ordine, il popolo giapponese rinunzia per sempre alla guerra, quale diritto sovrano della Nazione, ed alla minaccia o all'uso della forza, quale mezzo per risolvere le controversie internazionali.
Comma 2. Per conseguire, l'obbiettivo proclamato nel comma precedente, non saranno mantenute forze di terra, del mare e dell'aria, e nemmeno altri mezzi bellici. Il diritto di belligeranza dello Stato non sarà riconosciuto.(3)

Siccome deve solo difendersi, il Giappone non ha bombardieri, missili a lungo raggio, portaerei o altri mezzi per proiettare la sua potenza oltre i confini nazionali. Può però fare affidamento sulle unità aeree e navali americane che ospita sul suo territorio, in base ad un trattato di sicurezza con gli Stati Uniti che risale al 1960.
Dal 1991, però, il governo giapponese, forzando i dettami dell'articolo 9, ha fatto approvare una serie di leggi che hanno permesso alle Forze di Autodifesa di partecipare prima alle missioni di pace delle Nazioni Unite, poi ad operazioni congiunte con le forze americane nelle vicinanze del Giappone ed ora nella campagna internazionale contro il terrorismo.
Alla fine di ottobre del 2001, infatti, il parlamento giapponese ha approvato una legge anti-terrorismo che permette di inviare all'estero le Forze di Autodifesa. E' la prima volta dopo la Seconda Guerra Mondiale che succede ciò. La legge ha una validità di due anni, ma può essere rinnovata.
La legge anti-terrorismo (Tero taisaku shijou houan) stabilisce che le Forze di Autodifesa possono essere mandate oltremare per dare supporto logistico alle forze americane, che comprende: trasporto di munizioni, supporto medico negli ospedali da campo, operazioni di ricerca e recupero di personale militare americano disperso in mare, aiuti umanitari e trasporto di rifugiati.
Nel giugno 1999 il Parlamento aveva aggiornato l'alleanza militare con gli Stati Uniti, attribuendo alle Forze di Autodifesa il potere di dare appoggio logistico a unità da combattimento americane in una non meglio determinata "area che circonda il Giappone". La posizione ufficiale del governo è che questa zona non è geograficamente predeterminata, ma dipendono dalla situazione(4). Ora, con la legge anti-terrorismo, esse possono operare ovunque, basta che le nazioni da assistere lo consentano.
Tuttavia le truppe non possono operare in zona di guerra, reale o anche solo probabile. Ora i militari possono usare le armi, oltre che per proteggersi, anche per proteggere le persone che sono "sotto il loro controllo": rifugiati, soldati feriti, membri delle istituzioni, etc.
Nell'aprile del 2001 Nakatani Gen, nuovo responsabile dell'Agenzia di Difesa, si era opposto chiaramente ad una reinterpretazione dell'articolo 9, ma non alla sua modifica, considerando l'articolo in parte ambiguo. Nakatani era convinto che nessun paese avrebbe avuto da ridire se le Forze di Autodifesa avessero partecipato alle operazioni di pace delle Nazioni Unite "costruendo ponti, riparando strade o distribuendo cibo".
Anche il Segretario del Partito Liberale, Ozawa Ichiro, ha affermato che la procedura corretta sarebbe stata cambiare prima la Costituzione. Il rischio, ora, è quello di una escalation delle capacità di intervento delle Forze di Autodifesa.
In effetti, la fermezza con cui Koizumi ha appoggiato gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo ha stupito molti osservatori. Due cose sono sicure. Primo, non sono stati certo i 24 giapponesi morti nel World Trade Center a spingerlo ad inviare nell'Oceano Indiano alcune navi delle Forze di Autodifesa. Secondo, il fatto di aiutare gli Stati Uniti nella sua lotta al terrorismo non rispecchia un cambio della politica giapponese verso il terrorismo come fenomeno complessivo(5).
L'ex Primo Ministro Nakasone Yasuhiro, intervistato da Asahi Shinbun, ha affermato che l'articolo 9 non può essere la base per giustificare le operazioni militari al di fuori del paese. Queste operazioni hanno a che fare, secondo Nakasone, con la cooperazione internazionale (Articolo 73). In effetti, anche il Primo Ministro Koizumi Jun'ichiro non ha cercato una giustificazione del suo operato nell'Articolo 9, bensì ha richiamato il secondo comma del Preambolo, che però è privo di una vera validità.

Preambolo.
Comma 2. Desideriamo la pace per tutti i tempi e pienamente consapevoli degli alti ideali che presiedono alle umane relazioni e che muovono l'umanità, noi, popolo giapponese, abbiamo deciso di fare assegnamento per la nostra sicurezza e per la nostra sopravvivenza sulla giustizia e sulla buona fede dei popoli del mondo amanti della pace. Noi desideriamo occupare un posto onorato in una società internazionale rivolta e decisamente orientata verso il mantenimento della pace ed il bando per tutti i tempi dalla terra della tirannia e della schiavitù, dell'oppressione e dell'intolleranza. Noi riconosciamo e affermiamo che tutti i popoli hanno il diritto di vivere in pace, liberi dal timore e dal bisogno.(6)

Nakasone non pensa che l'Articolo 9 vada cambiato.
L'articolo 9 della Costituzione giapponese è una perla di saggezza. Secondo Fujimori Ken, non è solo una rinuncia alla guerra, ma un tentativo di "renderla illegale". Cheryl Saunders, un costituzionalista australiano, lo prenderebbe addirittura a modello per una futura Costituzione internazionale. L'ex governatore della California Jerry Brown lo ha definito un punto di importanza strategica.
Il pacifismo più assoluto ha permesso al Giappone di ottenere anche dei vantaggi economici, reinvestendo il risparmio sulle spese militari nell'industria civile e dando ai giovani la possibilità di entrare direttamente nel mercato del lavoro dopo la fine degli studi.
Non sono mancati, invece, i richiami tesi alla modifica di questo articolo, principalmente per il fatto che non rispecchia la realtà, vista l'esistenza delle Forze di Autodifesa.
Alcuni frange politiche vorrebbero riformare non soltanto l'articolo 9. E fanno osservare come la carta costituzionale americana, la più vecchia del mondo, sia stata emendata 27 volte in 212 anni. D'altro canto la Germania, che al pari del Giappone ha una Costituzione recente, l'ha modificata ben 42 volte. Quasi nessun paese al mondo ha conservato la sua Costituzione nella forma originaria.
Sebbene si possano addurre buone ragioni a favore della revisione della Costituzione, modificarla perché altri paesi hanno cambiato la propria non è una di queste, sostiene Sakaguchi Chikara, esperto di questioni costituzionali del Komeito, il secondo partito nipponico e uno dei gruppi di opposizione a cui la coalizione oggi al potere dovrà rivolgersi per far approvare qualsiasi emendamento.
Essendo basata su quella americana, che racchiude i due principi della sovranità del popolo e del rispetto dei diritti umani, secondo Sakaguchi la Costituzione giapponese si basa su due secoli di discussioni che l'hanno preceduta e sarebbe sorprendente se la si considerasse inadeguata.
Non è escluso che alcuni dettagli siano da rivedere, ma il governo sembra perseguire un'idea ben precisa. Si vorrebbe introdurre una modifica all'articolo 9, in modo da legittimare le forze armate giapponesi e consentire la loro partecipazione almeno alle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite.
E' probabile, però, che l'apertura della questione costituzionale porti ad un allargamento della discussione e alla richiesta di nuove modifiche.
Il Giappone è diviso. Da un lato vi sono i nazionalisti, ancora risentiti per il fatto che la carta costituzionale venne imposta al Giappone dagli americani e quindi ben contenti di poterla modificare, questa volta senza ingerenze esterne. Dall'altro, i conservatori, convinti per lo più che la Costituzione sia buona, ma potrebbe essere ritoccata per consentire al paese di fare la sua parte quando le Nazioni Unite lo richiedano. Poi vi sono i liberali, che apprezzano la Costituzione e per rendere operative le nuove disposizioni sulla sicurezza sarebbero propensi a una blanda riformulazione del testo esistente. I conservatori, a partire dal Primo Ministro Yoshida Shigeru, sono i difensori del "pacifismo imposto", perché interessati più che altro a concentrare le forze sullo sviluppo economico. Anche socialisti e comunisti sono da sempre favorevoli al pacifismo, poiché era un riconoscimento degli errori fatti dal governo negli anni '30 e negava un appoggio attivo alla politica anti-comunista degli Stati Uniti.
Ogni anno Asahi Shinbun conduce un sondaggio sulla bontà della Costituzione e l'eventualità che sia emendata. Nel 1997, per la prima volta, il risultato sulla bontà del documento scese sotto il 50%. Nel 2001, il 47% era a favore di eventuali emendamenti.
Stranamente, o forse no(7), il 74% dei favorevoli agli emendamenti voleva mantenere inalterato l'articolo 9 e la posizione si rafforza, anche se solo il 13% considera incostituzionali le Forze di Autodifesa.
Le motivazioni a favore della modifica della Costituzione, in ordine di importanza, sono: permettere al Giappone di contribuire alla politica internazionale (che significa, soprattutto, intervento militare); evitare la confusione che si crea quando si cerca di reintepretare un articolo invece che modificarlo; far dimenticare il fatto che il documento è stato imposto dagli americani. Sostanzialmente, si nota una spaccatura sempre più grande tra gli ideali espressi nel documento e la realtà percepita dai cittadini.

Ipotesi di riarmo

La discussione in atto ha sollevato lo spettro del riarmo giapponese fra i paesi vicini, molti dei quali conservano ancora brutti ricordi della furia devastante dell'esercito imperiale nipponico. La Corea del Sud è da sempre diffidente verso qualsiasi iniziativa del Giappone, mentre Pechino ha denunciato questa svolta come un tentativo di contenere la Cina.
Mettiamola così: anche se Tokyo sapesse con matematica certezza di essere l'obiettivo di un imminente attacco, non potrebbe far nulla per inchiodare l'esercito nemico sulle basi di partenza. L'unico vero deterrente nell'arcipelago è costituito dall'ombrello militare statunitense.
Il timore è che, svanita per sempre la minaccia militare sovietica nel Pacifico orientale, Washington ora abbia tutto l'interesse a disimpegnarsi progressivamente dallo scacchiere asiatico.
Ipotesi piuttosto inverosimile, considerato che esistono ancora nella regione focolai di tensione dove gli Stati Uniti giocano un ruolo da molti anni: una Corea del Nord ridotta alla fame, ma che può costituire una minaccia militare, e una Cina sempre più aggressiva, con i suoi contenziosi territoriali con altri paesi e un lungo antagonismo con Taiwan, che considera una sua provincia ribelle. Ciononostante, i nazionalisti giapponesi continuano ad agitare lo spauracchio della grande ritirata americana per far passare la linea del riarmo, a costo anche di metter mano alla carta costituzionale.
Nell'agosto 1999 il ministro della Difesa Norota Hosei ha affermato il diritto di Tokyo a lanciare attacchi contro altri paesi per prevenire eventuali azioni ostili imminenti. Norota ha detto alla Commissione sicurezza della Camera dei rappresentanti che colpire basi missilistiche in territorio straniero, se vi siano segnali di un possibile attacco, non è un'azione contraria alla Costituzione. Un'affermazione motivata allora dai timori per i missili nordcoreani(8), ma è pur sempre la prima volta nel dopoguerra che un membro del governo arriva a tanto per affermare il diritto all'autodifesa. Subito dopo, per mitigare le preoccupazioni dei vicini asiatici, un'altra fonte del ministero ha detto che per ora Tokyo "non ha i mezzi" per effettuare una tale operazione, ma il segnale era stato lanciato.
In fondo, come già detto, lo scenario regionale ha fornito negli ultimi anni nuovi argomenti a chi sostiene che sia necessario un cambiamento di rotta.
E c'è chi ha già apertamente fatto piazza pulita di ogni remora anti-militarista, come il parlamentare del Partito Liberale Nishimura Shingo che, nel 1999, sosteneva la necessità per il Giappone di armarsi, perché no, anche con l'atomica(9).
Il plutonio accumulato dal Giappone per scopi civili, in effetti, allarma più di un osservatore. Il quantitativo a disposizione (5 tonnellate in Giappone e altre 19 in Europa per il riprocessamento), pur nel pieno rispetto delle norme internazionali, sarebbe sufficiente per la produzione di molte testate nucleari. Il Giappone ha tutto quello che occorre per fabbricare bombe nucleari. Come sostengono, per esempio, gli scienziati del "Landau Network - Centro Volta", il Giappone è ormai una potenza nucleare virtuale: a Tokyo mancano solo la volontà politica e i dispositivi legali.
Non si può dimenticare che furono gli Stati Uniti i primi a chiedere un maggior coinvolgimento giapponese nella gestione della situazione internazionale e per la stabilità della regione, in seguito ai crescenti pericoli che andavano profilandosi. Durante la Guerra del Golfo, da più parti erano piovute critiche sul Giappone, colpevole di aver avuto nell'operazione un ruolo solamente finanziario (maggiore contribuente con 13 miliardi di dollari) e di non aver voluto rischiare delle vite per contribuire alla sicurezza comune.

La virtù non sta nel mezzo

La posizione occidentale sulla questione non è mai stata chiara e univoca: cosa si vuole dal Giappone, quale soluzione viene ad esso prospettata?
L'errore è misurare l'importanza di una nazione dal suo esercito. Il Giappone dovrebbe essere ammirato in quanto unico paese che costituzionalmente deve essere pacifico e senza un esercito offensivo. Invece si tenta di sminuirlo per questo. Lamentandosi poi se si riarma. Esiste una logica in tutto questo?
Ma nemmeno la posizione giapponese si può dire chiara e, soprattutto, portata avanti con decisione.
Secondo alcuni, il Giappone non sarà mai più un paese "normale". A nostro parere, un Giappone pacifista potrebbe essere un Giappone non solo "normale", ma anche molto forte: un monito per tutti, una dimostrazione che il militarismo non è la risposta migliore per mantenere la pace.
Mi sembra criticabile l'atteggiamento internazionale che ha finito col negare importanza al Giappone, una nazione economicamente potente ma militarmente debole, trasformandolo in un nano politico. E' passato oltre mezzo secolo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, è arrivato il momento per il Giappone di rientrare nel mondo, occupando la posizione che gli compete.
Non per il numero di armi nucleari che possiede, ma per cose ben più importanti, per sé e per il mondo.
Certo, il governo giapponese deve fare di più. Il Costa Rica ha una Costituzione simile a quella giapponese, non possiede forze militari e spende cifre notevoli per l'educazione alla pace. Il suo Presidente ha ricevuto il Nobel per la pace.
Allora dove potrebbe arrivare il Giappone, se solo lo volesse?
Allo stesso modo, diciamo che se il Giappone vuole tornare ad avere un esercito, deve poterlo fare: la Costituzione del 1946 non è intoccabile. La ridicola definizione di Forze di Autodifesa può anche essere rivista in base agli effettivi doveri che ora questa istituzione è chiamata a compiere. La clausola contro la guerra non previene la guerra, sono la libertà e il buon senso a farlo.

Note

1. La nuova Costituzione entrò in vigore il 3 maggio 1947. Ora quel giorno è diventato una festa nazionale: il "Giorno della Costituzione". Anche il 3 novembre è una festa nazionale: essendo il compleanno dell'Imperatore Meiji, padre della precedente Costituzione e della modernizzazione del Giappone, è stata designata "Giorno della Cultura".
2. La Costituzione Meiji venne promulgata l'11 febbraio 1889. Era la prima costituzione moderna dell'Asia.
3. Cfr. Biscaretti di Ruffia, Paolo (a cura di). 1985. Costituzioni straniere contemporanee, vol. I. Giuffrè, Milano.
4. La regione cui si fa riferimento comprende, con tutta probabilità, la penisola coreana, Taiwan e le Filippine.
5. Si veda, in proposito, la nostra scheda sul terrorismo.
6. Cfr. Biscaretti di Ruffia, Paolo (a cura di), op. cit.
7. Già il 27 maggio 1946, un sondaggio condotto da Mainichi Shinbun mostrò come il 70% dei giapponesi ritenesse la rinuncia alla guerra un fatto necessario. Inoltre, l'85% dei giapponesi era d'accordo col fatto che l'Imperatore fosse solo un simbolo dello stato, mentre solo il 13% era contrario.
8. Il 31 agosto 1998 la Corea del Nord lanciò un missile Taep-o-dong-1, con una gittata di circa 2.900 Km, che sorvolò il territorio giapponese prima di inabissarsi nell'Oceano Pacifico. Ma già nel maggio del 1993 Pyongyang aveva lanciato nel Mar del Giappone quattro missili Ro-dong-1, variante degli Scud sovietici con gittata di 1.000 Km. Il Taep-o-dong-2, non ancora collaudato, dovrebbe avere una gittata massima di 5.600 Km, in grado di raggiungere forse l'Alaska o le Hawai.
9. Nishimura ricopriva, sotto il governo Obuchi, la carica di vice ministro della Difesa dal 5 ottobre 1999. In seguito a queste dichiarazioni, rilasciate al settimanale giapponese Playboy Weekly, il 20 ottobre è stato costretto a dimettersi. In quell'occasione, Nishimura fece anche affermazioni sessiste ("se non ci fosse punizione per lo stupro, saremmo tutti stupratori"). Nishimura era già noto per le sue prese di posizione radicali da quando, il 6 maggio 1997, si recò sulle isole Diaoyudao (in giapponese Senkaku), situate tra Taiwan e Okinawa e contese da Cina e Giappone, per piantarvi una bandiera giapponese. Cfr. ad esempio Crowell, Todd. Self-Destructing. Why a Japanese nuclear arsenal is such a bad idea. Asiaweek, 27 ottobre 1999; Redazione. Big-mouth Nishimura quits. Mainichi Shinbun, 21 ottobre 1999.
10. Cfr. Nishibe, Susumu. Why We Should Scrap the Constitution. Japan Echo, vol. 24, n. 3, agosto 1997.

Bibliografia

Biscaretti di Ruffia, Paolo (a cura di). 1985. Costituzioni straniere contemporanee, vol. I. Giuffrè, Milano.
Cotta-Ramusino, Paolo e Martellini, Maurizio. Il Giappone nucleare: plutonio e rischi di proliferazione, in "Limes", vol. 1/99, marzo 1999.
Fujimori, Ken. Article 9 a perfect model for the world to follow. Asahi Shinbun, 24 gennaio 2002.
Hayano, Toru. Yasuhiro Nakasone: U.S. should learn to respect other cultures. Asahi Shinbun, 31 ottobre 2001.
Leheny, David. Tokyo Confronts Terror, in "Policy Review", n. 110, dicembre 2001.
Nishibe, Susumu. Why We Should Scrap the Constitution. Japan Echo, vol. 24, n. 3, agosto 1997.
Redazione. Anti-terror law passes Diet. Asahi Shinbun, 30 ottobre 2001.
Redazione. Poll: More support Article 9. Asahi Shinbun, 2 maggio 2001.
Takashi, Kawachi. Fresh Constitutional Currents. Japan Echo, vol. 24, n. 3, agosto 1997.
Tetsuhisa, Matsuzaki. A Newspaper Rewrites the Constitution. Japan Echo, vol. 24, n. 3, agosto 1997.