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Quante tasse paga un'impresa che non c'e'? Vere politiche per lo sviluppo di Ektor Georgiakis

Una impresa non nata o defunta paga tasse? Un disoccupato paga i contributi pensionistici? Il nostro regime demenziale preferisce un'impresa fallita o non nata, a un' impresa che non paga le tasse. Preferisce milioni di disoccupati assistiti, a milioni di lavoratori in nero.

Il regime pensa che un Paese con poche imprese e pochi occupati in regola stia meglio di un Paese con milioni di piccole imprese attive che non pagano tasse e milioni di occupati senza contributi. Il regime pensa che un Paese dove pochi consumano e commerciano ma pagando un'Iva salata, sia molto meglio di un Paese dove tutti consumano e commerciano senza pagare l'Iva. Il regime pensa che sia meglio un Paese con poca edilizia e milioni di case vuote e di senzatetto, ma che paghino balzelli altissimi, piuttosto che un Paese con un'edilizia a pieno regime, nessuna casa vuota, nessun senzatetto e nessuna tassa sui fabbricati.

Questo regime e' stupido e ci condurra' al Terzo Mondo.

In una situazione eccezionale, la politica dovrebbe mettere in campo soluzioni eccezionali. La crisi attuale ha tante radici, ma la principale e' che si stanno spegnendo una ad una le centrali di produzione della ricchezza, cioe' le imprese. Niente imprese, niente lavoro e niente reddito. Niente lavoro, tanta fame e disperazione. La prima idea seria sarebbe dunque quella di stimolare la creazione di imprese grandi, medie, piccole e famigliari senza oneri fiscali. la creazione di nuove imprese potrebbe dare occupazione, purche' senza oneri fiscali. Chi crea una nuova impresa (Spa escluse), per dieci anni non paga nessuna tassa, ne' licenza, patente o permesso. Chi assume un collaboratore, per dieci anni non paga nessun onere, oltre il nudo stipendio. Dopo dieci anni si vedra'.

Ma non basta, perche' lo Stato non e' l'unica sanguisuga che dissangua imprese e lavoratori. Ci sono le corporazioni da abolire. L'impresa si registra presso il Comune e gratuitamente, senza passare da notai esosi quanto inutili. Le Camere di Commercio e gli Ordini professionali non vengono aboliti: semplicemnete vivranno con le adesioni volontarie. Se sono tanto utili come dicono, sicuramente troveranno chi versera' la quota annua. Il commercio delle licenze, peraltro illegale, viene abolito visto che non servira' nessuna licenza. Non essendoci tasse d'impresa, diventano inutili i contabili, i commercialisti e i consulenti per le paghe e i contributi.

A questo punto arrivano di solito due obiezioni imbecilli, dal pensiero del regime. Una e': dove troveremo i soldi per lo Stato? A questa obiezione si risponde in primo luogo che lo Stato non prenderebbe niente neanche da imprese inesistenti ne' da disoccupati. In secondo luogo rispondiamo che il bilancio dello Stato non puo' essere una variabile indipendente. Come accade in ogni famiglia, si spende solo quello che si ha. Se questo vuole dire che saranno tagliati i miliardi spesi per un esercito che non serve a nulla, pazienza! Oppure se vorra' dire che non potremo piu' pagare la quota annua del club UE, meglio! Avanzeranno molti miliardi per garantire una pensione minima a tutti coloro che per dieci anni avranno lavorato in nero.
Un'altra obiezione e': come faremo a intercettare i furbi che chiuderanno imprese vecchie per farne di nuove? o che sfrutteranno i lavoratori? La risposta e': chissenefrega! Accettare per dieci anni una porzione di illegalita' (che peraltro esiste anche oggi) e' sopportabile, se serve a garantire una vera ripresa del sistema produttivo e dell'occupazione.

Quando si parla di crisi e di misure eccezionali, e' perche' appunto si tratta di problemi fuori dall'ordinario che richiedono soluzioni fuori dall'ordinario.